1897-1967
Mario De Renzi nasce a Roma il 17 novembre 1897, primogenito di Romeo e Anna Polimanti. Particolarmente dotato nel disegno, frequenta l'Accademia di Belle Arti di Roma (Arnaldo Foschini è tra i docenti che determinano la sua formazione) e quindi i corsi superiori speciali di Architettura, ottenendo nel 1920 il diploma di professore di Disegno architettonico. Nel novembre dello stesso anno sposa Fernanda Contigiani.
La sua attività professionale, avviata già nell'immediato dopoguerra collaborando con Alberto Calza Bini (con il quale instaura un sodalizio destinato a protrarsi nel tempo), inizia formalmente nei primi anni Venti quando partecipa a pubblici concorsi, alcuni dei quali in collaborazione con Mario Marchi, anch'egli promettente allievo dei corsi al "Ferro di cavallo": insieme elaborano il progetto di concorso per villini ad Anzio (1921, primo premio) e quello per il monumento-ossario ai caduti romani al cimitero del Verano, Roma (1921-1922, progetto prescelto per il secondo grado). Ottiene il primo premio anche nel concorso per una chiesa rurale nel suburbio di Roma (1922; con Romolo Remotti; non realizzata) e in quello per case popolari antisismiche da costruirsi nelle zone terremotate d'Abruzzo (1922-1923), entrambi banditi dall'Associazione Artistica fra i Cultori di Architettura. Accanto a questi, alcuni incarichi privati per il ridisegno di negozi del centro storico di Roma (casa di mode Anna Gauturon in via Sistina e negozio Braendli in corso Umberto, 1922-1923) e, in collaborazione con Calza Bini, il concorso-appalto per tre casette a Villa Certosa sulla via Casilina (1924; realizzate).
Della seconda metà del decennio sono le prime importanti occasioni professionali: le abitazioni in piazza d'Armi (oggi piazza Mazzini) destinate ai dipendenti del Governatorato di Roma, incarico scaturito dalla vincita del concorso (1924-1925) condotto in collaborazione con Luigi Ciarrocchi, e le case economiche Icp al quartiere Flaminio II in piazza Perin del Vaga (1925-1927: concorso-appalto; con Alessandro Limongelli, Giuseppe Wittinch, Tito Bruner; realizzate), episodi nei quali vengono declinati i lemmi del "barocchetto ", linguaggio orientato al recupero di temi propri della architettura minore cinque-sei-settecentesca romana, spesso frammisti ad echi di lessici modernisti nordeuropei, sperimentato da De Renzi anche in altri progetti contemporanei quali, ad esempio, la scuola elementare di Villa Lancellotti presso la via Salaria (1925-1926; con Giuseppe Wittinch; non realizzata).
Con il gruppo guidato da Pietro Aschieri, di cui facevano parte anche Ciarrocchi, Marchi e Costantino Vetriani, nel 1926 ottiene il primo premio al concorso bandito dallo Icp per il quartiere dell'Artigianato che si sarebbe dovuto realizzare a Roma nei pressi di Porta S. Paolo. Il progetto, al tempo ampiamente pubblicato su riviste nazionali e internazionali, segna un punto di svolta per il dibattito culturale romano e per la storia professionale di De Renzi. Abbandonati i fraseggi del barocco minore, sviluppa una "nuova idea di classicità", che si richiama alla purezza delle volumetrie "latine", ai codici dell'edilizia romana antica, supportata dalle contemporanee ricostruzioni delle insulae di Ostia, così come elaborate dagli archeologi Italo Gismondi e Guido Calza e pubblicate su "Architettura e Arti Decorative". A tale portato aderisce anche il progetto per il palazzo delle Corporazioni (1926; concorso ad inviti a cui De Renzi partecipa ancora in gruppo con Aschieri, Ciarrocchi, Marchi, Vetriani e Wittinch, ottenendo il primo premio e l'amara delusione di vedere poi realizzata la soluzione proposta da Marcello Piacentini e Giuseppe Vaccaro), e quello per case economiche per i dipendenti del Governatorato in via Andrea Doria (1927-1931, con L. Ciarrocchi; realizzato), sebbene in altri episodi coevi permangano ancora temi dell'architettura minore romana (si veda il villino per sé stesso in via Fonseca Pimentel, 1926-1927) spesso coniugati con assunti pre-moderni, come nel caso delle cinque palazzine di piazza Dalmazia (1928-1930; con Giuseppe Mosca). Singolare poi il caso della palazzina in piazza Cuba/via Panama costruita nel 1929 per Giovanni Gentile, massimo teorico dell'estetica fascista (anche se nei documenti risulta ufficialmente committente l'ing. Mario Theodoli, direttore dei lavori), con il fronte fortemente decorato, segnato da bugnati, colonne, statue, una sorta di provocazione contro gli assiomi del nascente movimento moderno internazionale e di richiamo alla classicità dell'architettura italiana. E di questo episodio emerge ancor più la particolarità se lo si confronta con le contemporanee casette modello alla Garbatella, di elegante e raffinato purismo, per le quali ottenne il primo premio ex-aequo nel concorso ad inviti bandito dallo Icp in occasione del XII Congresso internazionale delle Abitazioni e dei Piani regolatori.
L'attività professionale di De Renzi (che nel 1927 ottiene l'abilitazione e si iscrive all'Albo degli Architetti del Lazio) in quegli anni si alterna con la ricerca e la didattica: dal 1924 al 1933 è assistente presso la Scuola di Architettura di Roma; continua la collaborazione, iniziata nel 1923, con la rivista "Architettura e Arti Decorative" (fino al 1928); nel 1927 viene nominato membro di una specifica commissione per la compilazione e la redazione dei volumi Architettura minore in Italia dell'Associazione Artista fra i Cultori di Architettura, per la quale elabora rilievi di casali e piccoli nuclei urbani dell'Agro Romano; nel 1930 è incaricato dell'insegnamento di arredamento e tecnica delle decorazioni alla Scuola di Architettura di Napoli, fondata da Calza Bini. Sono anni fervidi quelli a cavallo dei decenni Venti/Trenta, in cui gli architetti italiani si dibattono nella ricerca di una affermazione, e di un riflesso politico, fra tradizionalisti e razionalisti, scontro che trova il suo apice all'indomani dell'apertura della seconda Mostra di architettura razionale (1931) organizzata dal Miar (Movimento italiano per l'architettura razionale). Nelle dispute, nelle divisioni e nelle riconciliazioni che seguirono, De Renzi aderisce al Rami (Raggruppamento architetti moderni italiani) promosso da Calza Bini, al tempo segretario del Sindacato nazionale fascista, convinto della "importanza della tradizione nostra classica come formalità del moderno spirito creativo". Tra il 1930 e il 1931 con Marcello Canino ottiene la vittoria nei concorsi per un gruppo di case popolari a Napoli, per il palazzo dell'Economia Corporativa a Foggia e per il palazzo degli uffici dipendenti del Ministero dei Lavori Pubblici a Bari (questi due ultimi ex-aequo), presentando progetti nei quali riprende quell'idea di classicità delle case di via Andrea Doria o del palazzo delle Corporazioni.
Ma è nelle commesse private che De Renzi dimostra un diverso avvicinamento ai temi della modernità. Così, nel grande complesso di case convenzionate (1931-1937) realizzato per l'impresa di costruzioni Federici in viale XXI Aprile a Roma, in una zona allora oltre il limite dell'edificato urbano, sperimenta la grande scala della "città nuova" futurista (un solo nucleo di 26 blocchi unificati, con circa 650 alloggi e 100 negozi, autorimesse, un asilo e un cinema da 1600 posti, ora trasformato in supermercato) e certa plastica espressionista di evidenti derivazioni tedesche.
All'inizio degli anni Trenta, abbandonate le divisioni tra gruppi, sotto l'egida del Sindacato, e con il beneplacito di Piacentini, per affrontare "la grande stagione dei concorsi" si costituiscono nuove alleanze tra giovani professionisti. Nel 1932 con Adalberto Libera realizza la facciata e l'ingresso per la Mostra della rivoluzione fascista organizzata in occasione del decennale della marcia su Roma al Palazzo delle Esposizioni, esempio tra i più efficaci della politica delle immagini del fascismo: un sistema di pannelli richiude l'intero fronte umbertino del palazzo e il corpo d'ingresso, trasformato in un arco trionfale (opera "modernissima", secondo i dettami di Mussolini), è un grande cubo rosso "pompeiano" (che esprime "con la sua purezza geometrica la sintesi della concezione totalitaria e integrale del regime"), sul quale si stagliano quattro aerodinamici fasci littori in metallo (con evidenti richiami alle armi e alle macchine da guerra) tagliati da una lunga pensilina sulla quale spicca a lettere cubitali l'indicazione della mostra. A questo incarico di successo, il primo che Libera e De Renzi svolgeranno insieme, in un rapporto professionale destinato a protrarsi sino allo scoppio della seconda guerra mondiale, fecero seguito altri due allestimenti, per il padiglione italiano all'Esposizione mondiale di Chicago (1933) e per quello all'Esposizione internazionale di Bruxelles (1935), nei quali il grande fascio littorio diviene cifra stilistica, simbolo, moderno, solido e potente, del governo fascista. Dal sodalizio professionale tra De Renzi e Libera (a proposito del quale Zevi scrive: "i due si integrano magnificamente: la romana mollezza trova il giusto complemento nella dura logicità e nell'asciutta ritrosia del partner trentino") scaturiscono ancora gli allestimenti per la Mostra delle colonie estive e dell'assistenza all'infanzia e quello per la Mostra del Tessile, tenutesi nel 1937 al Circo Massimo (ambedue in gruppo con Giovanni Guerrini), i concorsi per l'Auditorium di Roma (1935; in collaborazione con Vaccaro) e per il Palazzo del Littorio nel quartiere Aventino (1937, progetto di secondo grado; anche questo con Vaccaro) che si sarebbe dovuto realizzare in un'area adiacente a quella occupata dall'edificio postale di via Marmorata (1933-1935), unica opera realizzata da Libera e De Renzi, gli studi tipologici per un quartiere Incis sulla via Imperiale (1940; anche con Eugenio Montuori e Vaccaro) e, ancora nel 1956, lo studio per conto della Società Generale Immobiliare di un piano urbanistico della zona "Tenuta del Pineto" a Roma (con Ugo Luccichenti Mario Paniconi, Giulio Pediconi, Vaccaro, Annibale Vitellozzi). Nell'episodio del palazzo postale i due architetti propongono una stereometria "classica" in travertino, generata da un impianto quadrangolare a corte centrale di cui lo schema a "C" risultante appare come l'esito di una vera e propria operazione di sezione, su cui fanno da contrappunto, riprendendo fraseggi ricorrenti in altre opere elaborate, insieme o singolarmente, da De Renzi e Libera, il lungo portico di ingresso in marmo nero, il volume cilindrico vetrato del grande salone per il pubblico, il motivo a diagonali incrociate posto sugli avancorpi in corrispondenza delle scale, la teoria di finestre quadrate degli uffici, la specchiatura fittamente traforata del fronte secondario.
Parallelamente al rapporto professionale con Libera, De Renzi affianca l'attività individuale e altre collaborazioni. Del 1932 è il purista progetto per una casa di campagna per un uomo di studio (con Luigi Moretti, Paniconi, Pediconi, Mario Tufaroli-Luciano) pubblicato su "Domus" di Gio Ponti; dello stesso anno il primo progetto per la scuola elementare "Filippo Corridoni" a Fano (1932-1935; realizzata). Con la collaborazione del giovane Giorgio Calza Bini, figlio di Alberto, partecipa al concorso per il palazzo della Economia Corporativa a Cosenza (1934-1936; primo premio) e realizza a Roma una palazzina in via Cerveteri (1935) e la palazzina signorile Furmanik sul lungotevere Flaminio (1935-1940), "un capolavoro (...) un' opera essenzialmente sintetica, originale e creativa", come la definì Saverio Muratori nel 1947, al progetto della quale collaborò anche un giovanissimo Maurizio Sacripanti. Fortemente rimaneggiata da un recente riadattamento (2000) che l'ha trasformata in un palazzo per uffici alterandone l'aspetto e i principi distributivi originali (due appartamenti per ogni piano, eccetto attico e superattico con giardino pensile destinati alla famiglia committente), questo edificio di intonaco bianco sagomato a quadrati ricorrenti, dal fronte principale marcato da grandi logge vetrate richiuse con schermi mobili (oggi rimossi) che ne ridefinivano la netta volumetria, e da fronti secondari segnati da teorie di finestre riquadrate ad uso degli ambienti di servizio, costituisce indubbiamente un punto elevato della elaborazione sul modello abitativo della "palazzina romana" negli anni Venti-Trenta e un modello per successive realizzazioni.
Nel 1936 De Renzi partecipa con Giuseppe Samonà al concorso per la sede romana della Pretura unificata (primo premo ex-aequo); e, tra il 1937 e il 1938, al primo e secondo grado per la progettazione della piazza e degli edifici delle Forze armate all'E.42, concorso che si chiude con l'assegnazione del primo premio ex-aequo a De Renzi e a Gino Pollini (con Luigi Figini), e con l'invito ai progettisti di redigere in comune il progetto esecutivo del palazzo, nel frattempo destinato ad ospitare gli uffici delle Comunicazioni e Trasporti (per poi cambiare ancora, nel 1939, in sede della Mostra dell'autarchia, del corporativismo e della previdenza sociale). Persa la carica espressiva di entrambi i progetti iniziali, quanto verrà realizzato (oggi sede dell'Archivio Centrale dello Stato) appare non tanto come la sintesi delle posizioni dei progettisti, certamente difficili da conciliare, quanto come il frutto di opportunistici compromessi e di certa "romanità" di maniera che l'ossessiva teoria del doppio ordine gigante ben esprime.
In questi anni De Renzi elabora alcuni interventi di edilizia popolare, tra cui il progetto per un centro rurale alla Magliana, una "borgata modello" ispirata alle città di nuova fondazione (1937; non realizzato), le case operaie per la società aerostatica "Avorio" al quartiere S. Giovanni (1940; con Marco Ghedina), progetto contemporaneo a quello per le case Incis sulla via Imperiale da cui mutua le soluzioni tipologiche, e i villaggi a Orvieto (1941), Narni (1942) e Tarquinia (1943), esiti di una profonda ricerca sulla casa economica che trova i suoi riferimenti più lontani nelle case in via Andrea Doria.
Prima della entrata in guerra, ancora tre progetti per eventi del regime: la sistemazione del campo aereo di Centocelle per la visita di Hitler a Roma (1938), il progetto per il Padiglione delle armi alla Mostra autarchica del minerale italiano al Circo massimo (1938; con Giovanni Guerrini, Mario Paniconi, Giulio Pediconi) e l'allestimento della Mostra della razza (1940).
Parallelamente, la riflessione sull'abitazione trova nella già ricordata palazzina Furmanik, così come nella lottizzazione di via Cerveteri, o nei progetti di tre case modello per la Mostra dell'abitazione all'E.42 (1940-1941; non realizzate), occasioni di eccellenza per sperimentazioni del lessico "moderno". Queste ricerche confluiranno poi in un volume, Divagazioni critiche su l'evoluzione della casa di abitazione, pubblicato nel 1950. Dopo aver ottenuto la libera docenza in Composizione architettonica (1937), anche negli anni della guerra De Renzi continua, l'attività didattica alla Scuola Superiore di Napoli, alternando, sino al 1943, l'insegnamento nelle cattedre di Arredamento e decorazione interna, Scenografia e Tecnologia edilizia. Dopo la guerra insegna alla facoltà di Architettura di Roma alle cattedre di Elementi di architettura, Rilievo dei monumenti, Architettura degli interni, Arredamento e Decorazione, nei ruoli di professore incaricato (fino al 1953), professore straordinario (1955) e professore ordinario (1956). Poco avvezzo alla scrittura, di questo lungo periodo dedicato all'attività didattica non rimangono formulazioni teoriche di De Renzi (i due volumetti citati in un suo curriculum, uno sull'architettura degli interni, l'altro sulla composizione architettonica, pubblicati probabilmente entrambi nel 1943, non sono stati rintracciati).
Tra i primi incarichi dell'immediato dopoguerra, i piani di ricostruzione di alcuni centri del Lazio meridionale - Fondi (1945-1949), Atina (1945-1946), zona marina di Sperlonga (1946-1951) - luoghi a cui si legano altre esperienze progettuali - tra cui il progetto per una casa ad Atina (1945-1946) per l’ingegnere Guglielmo Visocchi, coautore del piano di ricostruzione della città, e la ristrutturazione dell’albergo-pensione Amyclae a Sperlonga (1947). E proprio alle porte del borgo marino De Renzi, tra il 1952 e il 1955, progetterà e realizzerà la sua residenza estiva, costruzione che del luogo riassume i caratteri, nella sua forma a torre arroccata su un crinale roccioso, con evidente attenzione ai principi divulgati dall'Apao, associazione per l'architettura organica, attraverso le pagine di "Metron", rivista che nel 1948 pubblicherà anche il Piano delle arterie di scorrimento di Roma, progetto del 1946 che De Renzi elabora con Aldo Della Rocca, Ignazio Guidi, Giulio Sterbini, Luigi Piccinato e Mario Ridolfi (questi due ultimi condirettori del periodico). Nel 1949 prendono avvio gli interventi del Piano Ina Casa, ente inizialmente diretto da Arnaldo Foschini. De Renzi è coinvolto sin dalle fasi iniziali (suoi sono infatti alcuni degli schemi pubblicati nel 1949 e nel 1950 nei primi due opuscoli per indirizzare la progettazione architettonica e urbanistica dei nuovi quartieri) e numerosi sono gli interventi cha attuerà in diverse città italiane nei due settenni del Piano. Tra i più significativi, i quartieri romani di Valco San Paolo (1949-1952; con Saverio Muratori, Mario Paniconi, Giulio Pediconi, Eugenio Montuori, Fernardo Puccioni) e del Tuscolano II (1950-1960; ancora con Muratori e Giulio Roisecco, Luigi Vagnetti, Dante Tassotti, Lucio Cambellotti, Giuseppe Perugini, Francesco Fariello, Roberto Nicolini), informati a quei principi di “pluralità nell’unità” (nella disposizione degli edifici e nelle tipologie edilizie adottate, dalla casa in linea alla torre, ricondotte a un discorso unitario dall'uso di finiture ricorrenti) suggeriti dall'Ina Casa e interpretati dai progettisti con linguaggio colto, ma non estraneo ai residenti. Di questi anni sono ancora gli incarichi per privati, alcuni purtroppo destinati a rimanere solo sulla carta, come la raffinata casa a ville sovrapposte in via Barnaba Oriani (1947). Accenti di investigazioni prebelliche sembrano pervadere ancora i palazzi per uffici in largo Toniolo (1950-1953) e in piazza Indipendenza (1950-1954).
In questi anni si susseguono i riconoscimenti e gli incarichi pubblici: nel 1946 è nominato Accademico di San Luca; dal 1952 al 1954 Presidente dell'Ordine degli Architetti di Roma e del Lazio; dal 1953 al 1955 Presidente della Commissione edilizia del Comune di Roma. Proprio dalla metà degli anni Cinquanta le occasioni professionali, gli incarichi e la partecipazione a concorsi, per lo più gestiti con o completamente da Nicolini, incominciano progressivamente a diradarsi, sino a portarlo alla decisione di chiudere lo studio, presa nel 1962. De Renzi continuerà ancora nella pratica dell'insegnamento sino alla sua morte, avvenuta a Roma il 22 novembre 1967. [Laura Bertolaccini]